“VIAGGI TRA LE RIGHE”, la rubrica del venerdì dedicata agli adulti.
Con l’opera “I vagabondi” Olga Tokarczuk ha vinto il Man Booker International Prize e il 10 Ottobre 2019 le è stato conferito il Premio Nobel per la letteratura per l’anno 2018 “per l’immaginazione narrativa che con enciclopedica passione rappresenta l’attraversamento dei confini come forma di vita”.
“Una madre e la figlia smarrite misteriosamente su un’isola; una donna che torna in Polonia dopo decenni per aiutare il suo primo amore a morire; la sorella di Chopin che porta il suo cuore da Parigi a Varsavia per seppellirlo a casa; un anatomista olandese che scopre il tendine di Achille dissezionando la propria gamba amputata; la storia di Soliman, rapito bambino dalla Nigeria e portato alla corte d’Austria come mascotte, infine, alla morte, impagliato e messo in mostra; un popolo di nomadi slavi che conducono una vita itinerante, contando sulla gentilezza altrui, come i dervisci, gli yogi e i monaci buddisti.
Storie apparentemente sconnesse, legate tra loro da un uso naturale della lingua e dal senso di sradicamento che ci accomuna in quanto esseri umani.”
La fluidità, la mobilità, l’illusione:sono queste le qualità che ci rendono civilizzati. I barbari non viaggiano, vanno semplicemente a destinazione.
In un tempo in cui i grandi spostamenti di popoli diventano tratte crudeli, oggetto di furibondi scontri politici, il richiamo al nomadismo naturale dell’essere umano si trasforma in un messaggio di profonda attualità.
Un libro, edito da Bompiani, in cui l’autrice polacca mette in scena la bulimica compulsione al viaggio.
incoraggiata da un pianeta che non smette di rimpicciolirsi, accessibile a tutti.
Un libro di viaggi senza luoghi o incontri memorabili, un romanzo senza trama e personaggi, un trattato senza teorie. Come si legge una roba del genere?
Con la stessa libertà e spirito d’avventura con cui Olga Tokarczuk lo ha scritto.
Senza cercare alcun centro.
Godendo della sua infinita intelligenza e bravura.
Da leggere.